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al testo di Alberto Rizzi
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E un angelo feroce apparve
(o fu così che un qualcosa apparve)
disguiso a donna in vesti dolorose agre al tatto ed alla vista lanciando con cuore di balista ogni sorta di suono sulle genti
E quelle a pregar forte che quella nube foriera di parole presta si svuotasse al suolo s’appassisse altrove in salvo lasciandole al buio a ruminare
E contro a quelli branchi lor bocche riempite di vocali solo io solo io non sapevo un dire pur che mi speravo un ben miglior futuro
(tratta dalla raccolta inedita “Il mestiere e altri accidenti”) |
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